Conoscete qualcuno che non abbia mai sperimentato paura o ansia di fronte a una situazione difficile? Probabilmente no.

Tutti gli esseri umani, infatti, sono programmati per provare ansia: una parte del sistema nervoso autonomo (fuori dal controllo volontario cosciente), il sistema nervoso simpatico, ha una serie di terminazioni nervose in distretti periferici del corpo al fine di preparare l’organismo a rispondere ai pericoli.

Qual è la differenza tra ansia e paura?

Partiamo da un esempio: provo paura se, camminando nel bosco, vedo davanti a me un lupo invece provo ansia se, camminando nel bosco, non ho ancora visto il lupo, non me lo sono ancora trovato davanti, ma penso che potrebbe essere in agguato nelle vicinanze e ad ogni minimo rumore mi allerto.

L’ansia è infatti un’emozione orientata al futuro. E’ l’anticipazione perenne di un pericolo, che ci prepara ad affrontare una situazione che non si è ancora verificata. Essa è caratterizzata da percezioni di incontrollabilità e imprevedibilità di eventi potenzialmente avversi che potrebbero accadere, a cui segue un rapido spostamento del focus d’attenzione verso quegli stessi eventi o verso le proprie risposte emotive a tali eventi che, in un circolo vizioso, confermano la minaccia temuta.

La paura ha una funzione adattiva che è stata assolutamente funzionale per i nostri antenati perché il loro corpo si preparava, involontariamente (sistema nervoso autonomo), a fronteggiare dei pericoli esterni, concreti e reali à ciò aveva una sua utilità perché li preparava ad affrontare il pericolo confrontandosi direttamente con esso (fight) o fuggendo (flight).

I nostri antenati non percepivano disagio per l’attivazione del sistema simpatico perché l’organismo si preparava a qualcosa per cui poi veniva utilizzato.

Cosa succede invece alle persone della società moderna che devono confrontarsi con pericoli non tanto reali ma simbolici o con sensazioni interne o preoccupazioni sociali/relazionali, che però non richiedono un’attivazione fisica e corporea?

Non c’è nessun predatore che vuole farci del male, eppure il nostro organismo continua a reagire allo stesso modo perché è programmato per reagire così. Tuttavia, non potendo sfruttare la preparazione fisica a cui il nostro sistema nervoso simpatico ci prepara, sentiamo solo gli effetti negativi di tale preparazione.

Ecco perché non percepiamo la sensazione di vigore e tono muscolare ma piuttosto avvertiamo tremori, scuotimento, brividi o vampate di calore, tachicardia, bocca secca, sudorazione, respiro affannoso, dolore o pressione al petto.

Perché succede questo?

L’amigdala è la struttura responsabile della risposta flight o fight e dell’attivazione del sistema nervoso simpatico. Possiamo immaginare l’amigdala come una centralina di un sistema di allarme, che scatta e si accende quando c’è un pericolo esterno o interno che viene processato e che subito prontamente prepara il nostro organismo a rispondere a quello che sta segnalando con l’allarme.

Pensiamo l’amigdala come l’ago di un termostato che, dai livelli normali, quando si trova davanti a stimoli che considera pericolosi o minacciosi, si sposta su un livello alto e segnala un pericolo (suona l’allarme) al fine di preparare il nostro organismo a fronteggiarlo. Quando il pericolo passa, l’ago del termostato ritorna a livelli normali.

Cosa succede invece a chi soffre di un disturbo d’ansia?

L’ansia diventa disfunzionale poiché il nostro ago, la nostra amigdala, ci segnala continuamente un pericolo anche quando il pericolo non c’è.

Possiamo infatti parlare di “sequestro dell’amigdala”: è come se fossimo rapiti da questa attivazione fisiologica automatica che ci impedisce di spegnere il sistema simpatico e di concentrarci su tutto quello che disconferma il pericolo.

L’ansia, inoltre, è disfunzionale quando il grado di ansia è oltre una soglia adattiva in quanto non è più utile per la sopravvivenza ma anzi la compromette, ne inficia la qualità: la tua vita non è più la stessa, il tuo lavoro, le tue relazioni sono compromesse dall’ansia.

Se l’ansia porta a stare in uno stato perenne di allerta è disfunzionale ma non possiamo non provarla per niente in quanto ha una funzione importante per gli esseri umani. L’obiettivo della terapia è infatti ripristinare l’ansia e mantenerla a un livello adattivo che permetta un buon funzionamento personale.

Se ritieni che la tua ansia sia disfunzionale o così intensa da impedirti di svolgere alcune attività, possiamo lavorare insieme su questo attraverso un percorso di psicoterapia di stampo cognitivo-comportamentale.